I segreti de La Guajira: tra sole, amache e 4×4

Patria di Gabriel García Márquez e Pablo Escobar, La Colombia, terra incantata e magica, diseguale e violenta, montagnosa e costiera. La sua bandiera è gialla come la sabbia dei deserti del Tatacoa e de La Guajira; blu come il mare dei Caraibi; rossa come il fiume Cañó Cristales.

Oggi vi parleremo di una penisola che confina con il Venezuela ricca di spiagge, tradizioni e storia. Oggi ci coloriamo di giallo e vi raccontiamo la Guajira. L’omonimo dipartimento è bagnato a nord dal Mar dei Caraibi e confina a sud-est con il Venezuela, a sud-ovest con il dipartimento di Cesar ed a ovest con quello di Magdalena.

Un viaggio che intrapresi lo scorso novembre in compagnia di Alvaro, altro co-founder di Euro Latin Cooperation. Insieme abbiamo percorso centinaia di chilometri in bus e jeep per scoprire questo sconfinato paradiso a nord dell’America Latina.

Con un bus diretto dalla città di Barranquilla arriviamo a Riohacha. La scelta dell’alloggio ricade su un ostello arredato con solo amache, tipica soluzione low cost nella costa colombiana, infatti per soli 10.000 pesos a notte (L’equivalente di 3 euro). Il nome della struttura è l’ Hamaca hostel, è gestita da una tenace e simpaticissima donna israeliana che ha deciso di trasferirsi a La Guajira per sfuggire agli sfarzi e la frenesia di Tel Aviv. Riohacha è la capitale del dipartimento della Guajira, il più povero della Colombia. L’area conta con gli indici di corruzione e i tassi di analfabetismo più alti del paese. Il nostro viaggio inizia una domenica di novembre verso alle sei di mattina. Tutto tace. La capitale Riohacha è deserta (foto qui sotto). I bar chiusi, e tutto sembra fa presagire un giornata senza colazione. Quando la rassegnazione sembrava ormai aver preso il sopravvento improvvisamente avvistiamo in lontananza , proprio vicino al malecón un venditore di empanadas e jugos. Dall’altro lato della strada c’è una grande confusione, come se la movida Guajira si fosse data appuntamento tutta insieme alla stessa ora e allo stesso posto, ma guardando bene capiamo che non è non si tratta né di una discoteca né tantomeno di un raduno. Semplicemente c’è una signora che spazza l’atrio di casa mentre una cassa di un metro di altezza minimo suona al ritmo di Vallenato. Dopo una breve colazione ripartiamo in direzione Cabo de la vela. Una delle nostre destinazioni finali. A Riohacha abbiamo riservato una brevissima visita che però è stata sufficiente per capire le differenze con gli altri dipartimenti della costa colombiana. Prima di tutto qui l’influenza araba qui a Riohacha è ben marcata, quasi più della metà di Guajiri infatti ha un origine siriana, libanese e delle coste settentrionali dell’Africa. La seconda è che l’accento costeño è molto più marcato, con una tonalità e musicalità diversa dallo spagnolo parlato, per esempio, a Cartagena. il viaggio ancora non è iniziato, fin qui è stata una passeggiata. Per arrivare al Cabo ci vogliono 7 h di viaggio nel deserto verso nord est, rispettivamente divise cosi-
  1. Riohacha – Uribia, la capitale indígena della Colombia 2h di viaggio
  2. Uribia – Cabo de la vela, 5h di viaggio
Il racconto a Cabo de la Vela e Punta Gallina segue nel prossimo articolo che sarà pubblicato lunedi 1 ottobre.

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