La povertà argentata della Bolivia

La Bolivia del XXI secolo si presenta come uno dei paesi più poveri dell’intera America Latina e come uno dei fanalini di coda negli indici di sviluppo mondiali. Nonostante la Bolivia disponesse, e dispone ancora oggi, di numerose riserve di minerali preziosi, com’è stato possibile arrivare a questo?

L’economia boliviana ai giorni d’oggi Durante il decennio 2004-2014, l’economia boliviana è cresciuta a un tasso medio annuo del 4,9% a causa degli alti prezzi delle materie prime, dell’espansione delle esportazioni di gas naturale verso l’Argentina e di una prudente ma efficace politica macroeconomica. La povertà relativa è stata ridotta dal 59% al 39% e il coefficiente di disuguaglianza di Gini è sceso da 0,60 a 0,47 ¹. Mentre l’economia cresce gli indici di natalità scendono notevolmente. L’aumento della popolazione mondiale non è uniforme in tutto il globo: nei Paesi in via di sviluppo si registrano infatti degli elevatissimi tassi di natalità. Nel 2000 l’indice di natalità in Bolivia era in media di 6.7 figli per donna, nel 2016 si registrarono in media 2,9 figli per donna. Nonostante il buon risultato la media della Bolivia resta una delle più alte dell’America Latina (nel 2016 secondo i dati della World Bank gli stati prossimi geograficamente alla Bolivia hanno fatto meglio nella riduzione alla natilità: Brasile 1,7; Argentina 2,3; Perù 2.4; Paraguay 2.5; Chile 1,8) Il furto del passato La città boliviana di Potosí è stata inserita nel 1987 nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, come riconoscimento della straordinaria quantità di monumenti industriali (come gli acquedotti e i laghi artificiali che fornivano acqua alle miniere d’argento, è stata  per circa due secoli la città dell’argento. Tutti i conquistadores spagnoli ed europei si diedero appuntamento a Potosí, per estirpare l’argento dell’America Latina. Trasformando in lingotti le viscere del cerro rico (collina ricca) alimentarono in modo sostanzioso lo sviluppo dell’Europa. La febbre dell’argento boliviano oscurò quella dell’oro tanto che, a metà del XVII secolo l’argento rappresentava il 99% dell’esportazioni di minerali dell’America spagnola. Secondo il gornalista e scrittore uruguaiano Eduardo Galeano «I metalli strappati ai nuovi domini coloniali stimolarono lo sviluppo economico europeo: anzi lo resero possibile.«² La Bolivia dispone di un territorio vastissimo, circa 1,098,581 km2, composto da grandi pianure e altissime montagne senza nessuno sbocco sul mare. La guerra persa con il Cile e quella fraternità latina mai dimostrata da ques’ultimo, che detiene «appena» 6.400 km di coste, ha sicuramente contribuito a rendere la Bolivia uno dei paesi più poveri dell’America Latina. A Sud, vicino al confine cileno, grandi camion di multinazionali americane e cinesi continuano la loro opera di estrazione ed esportazione di minerali preziosi. Il coltan estratto in Bolivia servirà a produrre cellulari Samsung o Iphone da destinare ai mercati del «primo mondo». Nonostante i progressi economici del passato decennio, a distanza di quattrocento anni, purtroppo, le miniere della Bolivia continuano ad arricchire i soliti ricchi ed a impoverire i soliti poveri, i boliviani.   ¹ World bank open data – Bolivia, 2018.
² Eduardo Galeano, Le vene aperte dell’America latina

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