Cosa resta della crisi greca nove anni dopo?

Com’è la situazione in Grecia nove anni dopo lo scoppio della crisi del debito pubblico? Nove anni dopo che l’ex premier George Papandreou rivelò che i bilanci pubblici inviati dai precedenti governi all’Unione europea furono falsificati per garantire l’ingresso del Paese nella Zona Euro?

L’ultima tappa del mio viaggio, iniziato un mese e mezzo fa a Vlnius in Lituania, è Atene, capitale della Repubblica Ellenica meglio conosciuta come la Grecia.

Dopo Vilnius, Riga e Tallin, decido di partecipare anche nella capitale ellenica ad un Free Walking Tour, per scoprire e ripassare fin dal primo giorno l’eterna storia della Grecia classica, iniziata circa 2500 anni fa. Mentre passeggio per l’Agorà, ex centro cittadino, sento sulle spalle il peso della storia che mi travolge. Immagino sotto un albero di ulivo Socrate impegnato nei suoi «dialoghi» con Platone e con altri suoi concittadini. Affascinato da tanta bellezza mi prometto, una volta tornato in Italia, di leggere ed approfondire la storia di quell’epoca d’oro della Grecia e del Mediterraneo.

vista dall’Acropoli dell’Agorà di Atene

 

Nove anni dopo

Chiedo a Mikael, il ragazzo che organizza il Free Walking Tour di Atene, come sta affrontando la Grecia questi anni post-crisi.

«Siamo (la Grecia) secondo le statistiche il Paese più corrotto dell’Unione Europea. Gli stipendi sono una miseria e nessuno con il proprio salario riesce a vivere una vita dignitosa, è da nove anni che siamo dentro questo vortice di povertà e non sappiamo come uscirne. La disoccupazione supera il 25% mentre quella giovanile è una tragedia, circa il 50%, Il nostro è un Paese bellissimo e ricco di risorse, ma ormai, tutti i giovani scappano via» mi dice Mikael, e continua «Io ho studiato all’estero in America, parlo greco, inglese e francese, ho una laurea in archeologia ma, nonostante questo, il lavoro di guida di questo tour è la migliore opzione, se non l’unica praticabile per rimanere a vivere nella mia terra»

Passeggio per il Monastiraki, bazar di Atene che si estende attorno alla stazione della metropolitana, verso le 9 di sera mentre decine e decine di persone di origine africana sistemano dei cartoni per prepararsi a passare la notte. Una città che di giorno accoglie turisti provenienti da ogni parte del mondo e di notte si trasforma in un campo profughi a cielo aperto.

quartiere di Monastiraki di giorno.

Mi allontanto un pò dal centro e proseguo in direzione nord fino a giungere nel folcloristico e anarchico quartiere di Exarchia. L’area nel corso degli anni 60 e 70, era il centro culturale di Atene oggi è simbolo dell’esclusione sociale, della multiculturalità e della crisi greca. Un quartiere colorato dai graffiti che ricoprono i muri delle strette stradine in salita. Un mix tra i quartieri spagnoli di Napoli o la Magliana di Roma e il barrio di Ciudad Jardin di Cordova. Non c’è un grande senso di insicurezza ma si percepisce l’assenza totale delle istituzioni che sembrano aver deciso di abbandonare questo quartiere e tutti i suoi abitanti al proprio destino.

La Grecia nel 2018, nove anni dopo, è ancora incatenata al suo debito pubblico. Il deficit non gli permette di investire in programmi di welfare, sicurezza, mantenimento della città. La cultura ed i musei ne risentono più di qualsiasi altra cosa: L’Agora per esempio in alcune aree è completamente abbandonata. Se non fosse per i numerosi investimenti dei centri di ricerca e delle università  statunitensi, tedesche e britanniche che permettono ancora oggi di tutelare e curare questo sito Unesco lo splendore delle meraviglie dell’antiche Grecia andrebbe perduto.

Le vie del sito UNESCO dell’Agorà

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