Il linguaggio della globalizzazione

L’inglese è lo strumento principale di comunicazione della nostra società. Per studiare, parlare con persone straniere, lavorare in organizzazioni internazionali e grandi imprese ma anche per lavorare in un bar o in una lavanderia a gettoni della lituania e’ obbligatorio conoscerlo. La grammatica risulta molto semplice ma, il significato delle parole che varia a seconda del contesto è la vera difficoltà in cui ci si imbatte spesso.
Non stiamo parlando di una lingua omogenea, anche perché forse le lingue omogenee non esistono: che si parli con un newyorkese piuttosto che con uno scozzese la pronuncia delle parole cambia totalmente. Cosi come spagnolo e italiano contano varianti infinite (andaluso, argentino, cileno, napoletano, milanese) per la lingua inglese succede lo stesso.

L’Inglese è facile
Viaggiando nei paesi baltici ho incontrato viaggiatori provenienti da tutto il mondo, soprattutto dal mondo anglosassone, australiano e americano. Il mio inglese non è perfetto e quando non capisco invece di fare un sorriso finto accondiscendente ripeto chiaramente all’interlocutore di turno che non ho capito. Lui ripete si, ma ad una velocità doppia rispetto alla volta precedente (in genere mi riferisco agli australiani ma non escludo un paio di episodi con britannici). Mi chiedo, e chiedo anche a loro, ma perché diavolo stiamo parlando questa lingua se il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea, parliamo francese? seconda lingua ufficiale dell’UE, avrebbe più senso no? Per gli anglosassoni si parla inglese perché la loro è più facile grammaticalmente. Sbagliato. Tutto il mondo comunica in inglese perché l’impero coloniale britannico è stato il più grande, il più esteso e il più crudele sulla faccia della terra. La corona britannica per tre secoli ha imposto l’uso dell’inglese con la forza a popolazioni africane, asiatiche e americane. Nel 2018 a noi questa eredità. l’inglese oggi è la lingua della globalizzazione, della standardizzazione, del capitalismo.
In Lettone per esempio si usano una quantità infinta di parole english che hanno completamente cancellato espressioni locali. Per esempio se in Lettonia ad un ragazzo cade il cellulare l’esclamazione più ricorrente in lettone è »Oh my God!»» .

E se non lo parlo che succede?
Se non lo parli sei un escluso, escluso dalle news, dai network, dagli aperitivi internazionali, dal linguaggio informatico, dal mondo del lavoro, cosi come succede nel nostro mondo globalizzato sei escluso se non produci reddito, capitale e ricchezza.
La maggior parte dei madrelingua inglese parla solo una lingua perché non ha stimoli sufficenti per impararne di nuove, come invece noi francesi, tedeschi, portoghesi, polacchi o greci.
Ora che la Gran Bretagna è fuori dall’Unione Europea ha ancora senso utilizzare l’inglese? Io credo di no.
In ogni caso, questo privilegio di cui godono i britannici (e con loro i colleghi americani australiani, neo zelandesi, sudafricani, canadesi, giamaicani ecc ecc) finirà. Nuove lingue imperano nel mondo come arabo, cinese e spagnolo e i tassi di fecondità tra vent’anni cambieranno gli equilibri. Per la cara, vecchia, trendy lingua del commonwealth il futuro non è roseo

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